Come bisogna ripensare la professione giornalistica? Il futuro automatizzato anche nella stesura degli articoli o nella ricerca della notizia deve preoccupare coloro che hanno già dedicato gran parte della loro vita a questo affascinante mestiere oppure bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno e individuare i vantaggi? Sono interrogativi che si pongono esperti e studiosi, ma anche domande che sorgono spontanee all'interno delle redazioni dei giornali cartacei e online, delle tv o delle radio. Nel frattempo la famosa IA (Artificial Intelligence) e in particolare il suo progetto, è stata temporaneamente bloccata dai leader internazionali del mondo social e digitale, in primis Elon Musk, ma è giusto non trascurare il fenomeno. Come evidenzia Carlo Sorrentino del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università di Firenze in questo articolo su Agenda Digitale, a preoccupare i giornalisti è una paventata, progressiva sostituzione del loro lavoro grazie all’avvento di macchine che riescono a riassumere perfettamente una straordinaria quantità di dati e informazioni, fornendo al pubblico dei fruitori quanto necessario. Pericolo acuito da una già evidente frammentazione e velocizzazione dei processi informativi che, unite alla crescente gratuità dei prodotti, sta abituando tutti noi ad accontentarci di tante rapide quanto superficiali informazioni.
Nelle redazioni l’intelligenza artificiale e l’automazione sono già da tempo ben presenti nei processi di produzione e di organizzazione del lavoro giornalistico. Algoritmi e automazione possono intervenire in tutte le varie fasi del lavoro giornalistico: dalla raccolta alla presentazione delle notizie, dalla composizione degli articoli alla loro sempre più variegata distribuzione. Ma, come sempre, la contrapposizione fra l’apocalittico e l’integrato porta poco lontano.
L’esplosione delle tecnologie, il contributo crescente dell’automazione e dell’IA- prosegue Carlo Sorrentino- chiamano a confrontarsi anche con differenti principi di legittimazione, che oinvolgono maggiormente i fruitori delle informazioni, ormai più facilmente convocabili attraverso interazioni da realizzarsi in tempo reale, oppure grazie a una enormemente accresciuta possibilità di raccogliere dati che, comunque, non modificano la percezione di una completezza informativa sempre fallace, affannata dal continuo e vorticoso dinamismo delle notizie che si accumulano.
Oggi se ne parla tanto e siamo entrati nel vivo del dibattito, ama il mondo della robotica e di qualcuno che pensa per noi ci è stata già proposta dal cinema in tempi non sospetti. Basta ricordare A.I. - Intelligenza artificiale, un film del 2001 scritto e diretto da Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick. Il soggetto del film è tratto dal racconto del 1969 di Brian Aldiss Supertoys (Supertoys Last All Summer Long).
Il film è proiettato nel ventiduesimo secolo dove il pianeta Terra è stato devastato dall'effetto serra e dall'innalzamento degli oceani, che hanno sommerso molte delle più belle e importanti città del mondo. La tecnologia si è evoluta a tal punto da creare robot incredibilmente evoluti e simili agli esseri umani, i Mecha. La Cybertronics, importante azienda produttrice di automi, è riuscita a sviluppare, grazie al lavoro del professor Allen Hobby, un Mecha con le fattezze e il comportamento di un bambino, destinato a diventare il primo robot in grado di provare un vero sentimento di amore verso un essere umano. Il modello è stato concepito per essere acquistato dalle coppie che non possono avere figli a causa delle nuove leggi, ma suscita preoccupazione tra quanti temono le reazioni, difficili da prevedere, degli esseri umani di fronte al simulacro di un bambino.
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