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Uno spettacolo teatrale che, in maniera diversa, riprende il delicato tema della Shoah, attraverso un racconto, un dialogo e un messaggio importante: i campi di concentramento e l'annullamento degli esseri umani da parte dei nazisti รจ un dramma che va ricordato ogni giorno e non solo il 27 gennaio, Giornata della memoria. Un dolore che deve essere raccontato in qualsiasi occasione, per farlo conoscere anche alle future generazioni. Con questo intento va in scena "Il Diario Nero" dialogo intenso e profondo tra due figure degli anni dello sterminio interpretate da Antonio dell'Isola attore e autore dello spettacolo e Diego Consiglio, attore,ย regista e presidente dell'Associazione culturale Viva Flegrea. Appuntamento sabato 4 marzo alle ore 20,30 al teatro "Madrearte" di Villaricca
Ben Naim, uno dei pochi sopravvissuti di questo copione teatrale, alla sua morte lascia un quadernoย in cui racconta tutto lโorrore vissuto, le emozioni provate e di come โil progettoโ nazista sia riuscito adย annullare lโuomo e la sua dignitร .
Racconta la vita quotidiana allโinterno di un campo di concentramento, una routine impregnataย di meschinitร e paura, uomini che si sentivano superiori e che usavano la violenza per imporre le proprie idee;ย la forza di vivere dei pochi superstiti e il dolore di allontanarsi dai propri familiari.
Adam Shultz, invece, tedesco oggi anziano, รจ uno dei nazisti che sarร costretto a fare i conti con il suoย passato ritrovandosi faccia a faccia con Stefano, ex militare ed ora agente di sicurezza, con il qualeย ripercorre la sua vita, gli errori commessi e i crimini perpetrati.
Unโindagine, quella di Stefano, per far sรฌ che emerga la veritร e che la giustizia faccia il suo corso.ย
Ma giustizia per chi? รจ davvero finita la guerra?
Sono le domande che emergono โ forti โ nel dialogo e che potrebbero mettere in crisi il senso di giustizia diย ognuno di noi, travolgendo lo spettatore e facendo vacillare le sue convinzioni.
Due storie parallele che si intrecciano indissolubilmente, in cui lo spettatore viene proiettato in due momentiย storici diversi legati da un unico filo conduttore: raccontare per non dimenticare.
Ma oggi, nellโanno 2023, possiamo davvero dire di essere migliori, di aver imparato dagli errori delย passato senza ripeterli in altre circostanze della vita?
Lo scrittore Primo Levi, partigiano antifascista e superstite dell'Olocausto, divide nei suoi scritti i prigionieri dei campi di concentramento in due categorie : i sommersi e i salvati.
La quasi totalitร dei prigionieri appartiene ai ยซsommersiยป, mentre assai pochi sono i ยซsalvatiยป,ย pur se molteplici e diversissime sono le modalitร attraverso le quali ci si salva.
Nellโinferno del lager alcuni uomini riescono a rimanere fedeli a se stessi, alla propria dignitร umana e, aiutatiย da una casualitร cieca, ad emergere da quellโinferno. Altri sono destinati fin dallโinizio a soccombere.
I "salvati" sono quelli che hanno trovato il modo di sopravvivere nellโinferno ma non sono i migliori, iย predestinati al bene, i latori di un messaggio; anzi, spesso lโesatto contrario: sopravvivevano di preferenza iย peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie, capaci di vendere i
propri compagni di prigionia per un pezzo di pane, di pestarli anche, pur di garantirsi la sopravvivenza. Eranoย riusciti a vivere accettando di abbandonare parte(o tutta) della propria moralitร e integritร , riuscendo aย divenire "utili" al funzionamento del campo.
Ma in fin dei conti, sostiene sempre Levi, non esisteva una vera soluzione per uscirne vivi: il destino finaleย progettato per loro, dai nazisti, era lo sterminio: nessun sopravvissuto.
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